Sicilia/Elezioni: Giustizia ad “orologeria” o destino annunciato?

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di Salvo Barbagallo

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La notizia apparirà su tutti i quotidiani cartacei sicuramente domani, ma da stamane impazza su tutti (o quasi) i mass media on line: il neo deputato regionale Cateno De Luca, eletto all’Assemblea Regionale Siciliana con 5.418 preferenze, nella lista messinese di Udc – Sicilia Vera, nella coalizione che ha portato alla Presidenza Nello Musumeci, è finito in manette e poi agli arresti domiciliari. De Luca, il presidente della Fenapi (federazione piccoli imprenditori) Carmelo Satta ed altri sei personaggi di Messina sono accusati quali promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa un milione 750 mila euro. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip del Tribunale di Messina a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della città dello Stretto.

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Subito da chiedersi: Giustizia “ad orologeria”, come si sostiene da più parti, oppure “destino annunciato”?

Il Fatto Quotidiano nell’edizione di oggi in prima pagina titola vistosamente: “170 mila voti impresentabili”. E già ieri (7 novembre) su Il Fatto Quotidiano, Giuseppe Pipitone scriveva: Le preferenze raccolte dai candidati del centrodestra, sui quali ilfattoquotidiano.it aveva acceso i riflettori durante la campagna elettorale, sono 97.236. Non erano solo indagati o condannati, ma anche quelli con legami familiari o trascorsi personali che sollevavano più di qualche dubbio. Alcuni di quei nomi sono entrati all’Ars. Altri, invece, sono rimasti fuori. Ma il loro apporto è stato fondamentale per la vittoria del governatore e dell’intera coalizione. Lui minimizza: “Preso meno voti delle liste (…) Impresentabili ma decisivi- Sono gli stessi momenti in cui Musumeci sembra mettere le mani avanti. “So che incontrerò qualche problema, perché vorrò dire qualche no, finalmente. Ma bisogna liberare questa terra dalla zavorra, dalle contiguità che possono apparire opache. Ormai gli impresentabili appartengono all’archivio”, dice ai cronisti, incalzato ancora su uno dei temi più caldi della campagna elettorale: quello sui tanti candidati con pendenze giudiziarie che correvano in suo sostegno. “Ma a me non mi hanno votato. Io ho avuto alcuni voti in meno rispetto alla coalizione”, sostiene il neo presidente, che in effetti ha preso il 40%, due punti in meno rispetto alla somma delle percentuali raccolte dai suoi partiti. Contrariamente alle aspettative, quindi, non è stato il volto pulito di Musumeci, il “fascista perbene“, a trainare il centrodestra, ma al contrario i ras acchiappavoti. E in questo senso i voti dei cosiddetti “impresentabili” sono stati fondamentali per portare Musumeci sulla poltrona più alta di Palazzo d’Orleans”.

E Concetto Vecchio su Repubblica online di oggi scrive: In Sicilia non hanno nemmeno ancora proclamato gli eletti che già c’è il primo arresto: Cateno De Luca, Udc, 5418 voti per Musumeci, uno degli impresentabili. Un record in un parlamento che avrà un indagato su sette. Il blitz di oggi è la spia che si rischia un ritorno al passato, ai tempi degli scandali di Cuffaro e Lombardo, i due ex presidenti finiti nella polvere. La legislatura Crocetta è stata un inno al trasformismo (86 cambi di casacca, 48 – quarantottotto! – assessori cambiati), ma almeno si era mantenuta dentro una fisiologia di ruberie. Invece il centrodestra durante tutta la campagna elettorale ha platealmente dimostrato di voler ignorare la questione meridionale, facendosene beffe, con un cinismo esibito che stride, all’apparenza, con i segni del tempo (…) Musumeci parte subito con una macchia, che dà ragione a quella metà di siciliani che non sono andati alle urne, perché “tanto sono tutti uguali”. Che dire? Forse aveva ragione Sciascia: “I nodi vengono al pettine, se c’è il pettine”.

Il neo Governatore della Sicilia, Nello Musumeci, resterà “intrappolato” nelle spire della stessa coalizione che lo ha portato all’ambita carica, tenuto conto che la sua lista (“Diventerà Bellissima”) all’interno della stessa coalizione si è attestata al 6 per cento, penultima con uno scarto di 0,4 da quella di Fratelli d’Italia/Salvini (5,60) e dietro addirittura a quella del neo arrestato De Luca (Sicilia Vera/Udc) avanti di un punto pieno (7 per cento)? La riconosciuta integrità morale di Musumeci fa a pugni con l’attuale (?) sistema della politica e chiunque oggi si pone per rompere equilibri atavici, più o meno “innominabili” non ha di sicuro vita facile. Il guaio è che in gioco non c’è soltanto il destino di un Uomo “circondato” da altri uomini i cui interessi primari si sconoscono: in gioco c’è sempre il destino della Sicilia e, fino ad ora, chi l’ha governata gli interessi della Sicilia e dei Siciliani non li ha fatti. L’ottimistica slogan “diventeràBellissima” forse non ha tenuto conto che, oggettivamente, la Sicilia “è” da sempre “bellissima” per sua “ragione naturale e storica”: “Bellissimi” dovrebbero “diventare” i governanti tutti quest’Isola meravigliosa. Ma forse più che “Bellissimi” dovrebbero essere “integri moralmente”, come è stato riconosciuto l’attuale Governante Nello Musumeci. Vedremo se la spunteranno gli “imbonitori” o chi crede veramente nel riscatto della Sicilia.

Intanto, purtroppo, l’inizio non appare dei migliori e la Sicilia sui mass media non mostra un aspetto “bellissimo”…

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